Thread sul dibattito di politica economica che accompagna l’inizio della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti e che si preannuncia di eccezionale interesse.
Anche se l’avvio di una recessione prima delle elezioni è certamente possibile, il dibattito economico non riguarda come affrontare il ciclo economico. Trump e i democratici si affrontano su questioni molto più fondamentali, che definiscono l’anima economica profonda del paese.
Schematizzando, le questioni economiche principali sono cinque: il protezionismo commerciale, l’indipendenza della politica monetaria, la tassazione della ricchezza, il sistema sanitario, il potere di mercato delle grandi imprese.
1. Il protezionismo è forse il primo credo di politica economica della presidenza Trump. Le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sono al centro dell’attenzione della stampa e dei mercati ormai giornalmente. La guerra commerciale con la Cina ha costi notevoli.
Tuttavia questi costi sono in larga parte indiretti e diffusi, mentre i vantaggi del protezionismo sono diretti e localizzati nelle industrie protette. Non è ancora chiaro quanto gli elettori assoceranno questi costi alle politiche del governo e quindi se influiranno sul voto.
2. Anche la battaglia contro l’indipendenza della Fed è un cavallo di battaglia del di Trump, che non perde occasione di attaccarla ed è giunto a dichiarare il governatore Powell come nemico principe del paese, “ancora più del Presidente Xi”.
L’indipendenza della Fed è un elemento fondamentale della struttura istituzionale del paese delineatasi alla fine degli anni 70 con l’obiettivo di isolare la politica monetaria dal ciclo politico ed evitare le forti spinte inflazionistiche che questo induce.
Ma decenni senza alcuna tendenza inflazionistica dell’economia hanno reso questi rischi meno salienti nell’opinione pubblica, lasciando spazio alle intemperanze verbali del presidente.
3. La tassazione della ricchezza è invece la proposta più forte e rivoluzionaria del fronte democratico, che Elizabeth Warren ha raccolto dalle dettagliate analisi di Emmanuel Saez e Gabriel Zucman, economisti di Berkeley.
Forte dell’aumento della diseguaglianza nel paese, dove la frazione della ricchezza detenuta dal 1% più ricco della popolazione è passata dal 30 al 40% negli ultimi 30 anni, Warren propone una tassa progressiva sulle grandi ricchezze: 2% oltre i 50 milioni e 3% oltre al miliardo.
4. La riforma sanitaria di Obama è anch’essa fortemente discussa. La destra repubblicana vorrebbe eliminarla, tornando ad un sistema di assicurazione maggiormente privato, ed eliminando i vari sussidi che essa ha introdotto.
La sinistra invece (ancora Warren, ma anche Bernie Sanders) immagina una sanità pubblica, attraverso l’estensione all’intera popolazione del sistema sanitario (pubblico) ora ristretto agli anziani (Medicare).
La stessa Warren stima i costi di costi di questo piano tra i 30 mila e i 40 mila miliardi in 10 anni e propone di coprirli attraverso un aumento della tassazione per famiglie ed imprese e attraverso un contenimento dei costi della sanità.
5. I dati sull’aumento del potere di mercato dei grandi gruppi hanno varcato la soglia della discussione accademica e sono ormai terreno di battaglia politica, grazie anche ad un recente libro di Thomas Philippon, economista di NYU.
È ancora troppo presto per capire in che direzione andrà questo dibattito, quanto i candidati Democratici sosterranno forti misure di anti-trust e di regolamentazione del potere di mercato.
In conclusione, il consolidamento o addirittura l’accelerazione del protezionismo degli USA avrebbe effetti profondi sull’economia del mondo intero. E lo stesso si può di una politica monetaria Fed più slegata dal controllo dei prezzi o addirittura mirata al controllo dei cambi.
Ma anche l’abbandono del sistema sanitario privato e il conseguente aumento della tassazione sulle imprese e famiglie per finanziarlo, così come una politica fiscale fortemente redistributiva, cambierebbero radicalmente il volto del paese.
Infine, se una battaglia tra potentati economici e istituzioni democratiche come negli anni 30 tornasse al centro dell’interesse dei candidati Democratici, l’effetto sui mercati e anche sui meccanismi di finanziamento della politica sarebbe enorme.

Staremo a vedere.
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